Il reflusso gastroesofageo è il passaggio involontario ed incosciente di una parte del contenuto gastrico nell’esofago, senza compartecipazione della muscolatura gastrica e addominale.
Quando si mangia, l’esofago, aiutato dalla forza di gravità e da una serie di movimenti ritmici, riesce a far progredire il cibo deglutito verso il basso. Il passaggio del bolo alimentare nello stomaco è regolato dallo sfintere esofageo inferiore, una speciale valvola muscolare che si apre per consentire il transito del cibo, l’ eruttazione ed il vomito. Proprio questo sfintere richiudendosi impedisce la risalita verso l’alto dei succhi acidi presenti nello stomaco.
Il reflusso gastroesofageo si verifica quando l’omonimo sfintere si rilascia nel momento non opportuno consentendo il passaggio verso l’alto del contenuto gastrico. In virtù della sua acidità tale materiale va ad irritare la mucosa esofagea scatenando i sintomi tipici del disturbo.
Tale condizione diventa patologica quando il reflusso si verifica troppo spesso o quando il contenuto gastrico è eccessivamente acido.
Diagnosi
La diagnosi di malattia da reflusso è prevalentemente clinica. In genere il medico diagnostica la MRGE soltanto dopo aver escluso altre condizioni patologiche come problemi cardiaci o ernia iatale. Se questi accertamenti sono negativi ed i sintomi persistono si inizia una terapia con farmaci antiacidi. Se la risposta del paziente a tali farmaci è positiva ulteriori esami non sono normalmente necessari.
Se invece i sintomi persistono o ricompaiono al termine della terapia è opportuno eseguire ulteriori indagini come l’esofagogastroduodenoscopia (effettuabile anche per via trans-nasale: metodica innovativa e minimamente invasiva), lapHmetriae la manometria esofagea.
Cura e trattamento
La cura della malattia da reflusso si basa sulla correzione dello stile di vita e sulla terapia farmacologica. Esistono in particolare tre diverse classi di farmaci, necessari per contrastare le tre principali cause di reflusso gastroesofageo.
- I farmaci procinetici, per esempio, accelerano il tempo di svuotamento dello stomaco evitando che la rallentata evacuazione favorisca l’insorgenza del disturbo.
- I protettori della mucosa esofagea, come dice il nome stesso, proteggono la parete dell’esofago dall’attacco degli acidi.
- Ultimi ma non meno importanti sono i cosiddetti PPI (inibitori della pompa protonica) e gli antagonisti dei recettori H2. Nonostante il nome molto complesso il meccanismo di azione di questi farmaci è molto semplice: riducendo l’acidità delle secrezioni gastriche impediscono che in caso di reflusso il contenuto dello stomaco vada a corrodere la muscosa esofagea.
Tutti questi farmaci sono in genere capaci di regalare benessere e totale asintomaticità ai pazienti che soffrono di malattia da reflusso (circa il 95% dei casi).
Intervento chirurgico e reflusso gastroesofageo
L’opzione chirurgica è indicata in casi particolari come il fallimento del trattamento farmacologico. Questa soluzione non è tuttavia completamente risolutiva. Esiste infatti il rischio che l’intervento non porti i risultati sperati. Un numero non trascurabile di pazienti è infatti costretto ad assumere farmaci antisecretori, magari a dosaggi inferiori, anche dopo la correzione chirurgica del problema. La scelta di ricorrere alla sala operatoria va dunque presa con particolare cautela.
L’intervento viene eseguito con l’ausilio delle moderne tecniche mini invasive, ovvero la chirurgia laparoscopica, ed ha come obiettivo il ripristino della funzionalità dello sfintere gastroesofageo.